Via de’ Servi, Padova, 1845. Interno giorno. Il pasticcere Gian Battista Pezziol viene colpito da un improvviso colpo di genio; ancora non lo sa, ma sta per dare vita a quel mito chiamato VOV.
Ma andiamo con ordine. Il Pezziol è un artista della produzione di torrone, che richiede ogni giorno l’utilizzo di centinaia di albumi d’uovo; non tutti i tuorli, però – ahinoi! - trovano impiego in pasticceria, e, malgrado si vendano alle famiglie della zona, rimane sempre una buona dose in surplus. Il prodotto è delicato, e all’epoca impossibile da conservare. Che fare?
Gian Battista Pezziol decide allora di utilizzare i tuorli mixandoli con Marsala, zucchero e molto LOVE, per creare un liquore dalla ricetta semplice e genuina, che chiamerà “Vovi“ (cioè “uova’, in dialetto veneto). Ben presto il liquore diventa una hit, varca i confini veneti, e cambia nome: VOV. Ancor oggi, ovunque si pronunci, il nome è sinonimo di liquore all’uovo.
Già nel 1856, al tempo di Francesco Giuseppe I e della Principessa Elisabetta di Wittelsbach (la notissima e bellissima Sissi), VOV conquista schiere di aficionados, e colleziona innumerevoli premi, ottenendo anche il solenne brevetto con l’aquila a due teste dagli Arciduchi d’Austria.
Successivamente VOV diventa indiscusso protagonista nei bar e locali, mentre sostituisce nelle case il tradizionale uovo sbattuto, grazie alla praticità del prodotto dal gusto accattivante. E’ già leggenda.
Quando scoppia la seconda guerra mondiale, per le sue riconosciute proprietà energizzanti, viene fornito alle truppe col nome “VAV2” - acronimo di “Vino Alimento Vigoroso” - imbottigliato in cartone pressato e vetrificato all’interno, per renderne più agevole il trasporto.
Raggiunge la sua massima diffusione a cavallo degli anni '60 e '70, periodo nel quale spuntano numerose imitazioni. Ma nessuno è come lui.
“One VOV!”, direbbe un leggendario musicista giamaicano.